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Mj Hudson Alma sbarca in Italia

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Una nuova realtà internazionale entra nel mercato italiano. Mj Hudson, società di consulenza per l’asset management, ha annunciato l’apertura di un nuovo studio legale, Mj Hudson Alma, con sede a Milano. E sarà guidato dal managing partner Alessandro Corno (in foto). Il nuovo studio legale italiano opera dal 1° gennaio e comprende due soci fondatori. Insieme al managing partner Alessandro Corno - che dopo essere stato partner di Dla Piper e Jones Day aveva recentemente fondato il dipartimento di regolamentazione finanziaria di Gatti Pavesi Bianchi - si unirà entro marzo Marco Zechini, proveniente dalla sede romana dello statunitense Orrick. Mj Hudson Alma è una realtà specializzata in fund formation e regolamentazione finanziaria. Sia Corno che Zechini sono esperti in materia di fondi di investimento alternativi, regolamentazione finanziaria e fintech. Tra i loro clienti blue-chip si annoverano Amex, Axa e Fondo italiano d'investimento. Il senior partner di Mj Hudson, Matthew Hudson, ha così spiegato la logica alla base di quest’ultima iniziativa: «Con presenze consolidate in Lussemburgo e Zurigo, il mercato italiano è stato a lungo sui nostri radar, essendo nostra intenzione quella di espanderci e di creare una rete di studi legali specializzati in tutta Europa. Alessandro Corno e Marco Zechini hanno un solido background professionale e sono estremamente capaci ed esperti nella gestione di operazioni cross-border coinvolgenti fondi. Gli stessi, inoltre, sono punti di riferimento per operazioni in materia di fondi che coinvolgono tanto l’Italia, quanto altre importanti giurisdizioni europee, come Francia, Germania e, naturalmente, Regno Unito, Svizzera e Lussemburgo, dove siamo già presenti».

Montella al posto di Sgubin in Italo Ntv

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Dopo dieci anni in Tim, Nicoletta Montella (in foto) ha lasciato il player Tmt, dove era head of legal operation, alla volta di Italo Ntv, dove ricopre da gennaio il ruolo di responsabile degli affari legali e della compliance. Montella ha preso il posto di Cristina Sgubin, divenuta responsabile affari parlamentari e normativi per Leonardo.

Hogan Lovells vince al Tribunale di Treviso con Hansard Europe

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Davanti al Tribunale di Treviso, 140 contraenti italiani hanno convenuto la compagnia di assicurazioni irlandese Hansard Europe, difesa da Hogan Lovells, chiedendo la ripetizione dei premi versati in polizze unit-linked emesse dalla compagnia, per presunte violazioni di regole di condotta e pretese pratiche commerciali scorrette, asseritamente occorse nella fase di intermediazione delle polizze. Hansard Europe ha contestato nel merito le domande e le deduzioni degli assicurati, rilevando peraltro la sua estraneità rispetto alla fase di intermediazione, interamente curata da mediatori assicurativi indipendenti e senza alcun coinvolgimento della compagnia, carente pertanto di legittimazione. Hogan Lovells ha agito con un team coordinato da Andrea Atteritano (in foto) e Silvia Lolli, coadiuvati da Elena D’Alto. In via pregiudiziale, Hansard Europe ha chiesto che venisse respinto il tentativo di "azione di classe mascherata", promosso dagli attori nelle forme dell'azione individuale congiunta, attraverso la declaratoria di incompetenza del giudice di Treviso sugli assicurati non residenti nella circoscrizione del Tribunale. La competenza di tale foro era stata, infatti, radicata dagli attori in ragione della residenza, in Treviso, del primo assicurato ("capofila della classe"), che avrebbe esteso la competenza anche sugli altri attori per il principio del cumulo soggettivo. Sentite le parti, il tribunale di Treviso ha ritenuto che il principio del cumulo soggettivo non si applichi dal lato degli attori (ma solo dei convenuti) e ha quindi dichiarato la propria incompetenza a giudicare sui casi di tutti gli assicurati, a eccezione delle domande del contraente residente in Treviso. Gli altri attori saranno costretti a riassumere le proprie cause individuali nei rispettivi fori territoriali di competenza.

BonelliErede con Ascopiave per la fusione con Unigas Distribuzione

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BonelliErede ha assistito Ascopiave - operatore nel settore della distribuzione di gas – nell’operazione di fusione per incorporazione di Unigas, concessionaria del servizio di distribuzione del gas metano in 32 comuni della provincia di Bergamo. In data 28 gennaio è stato firmato l’accordo quadro che disciplina l’operazione e i consigli di amministrazione delle società coinvolte hanno approvato il progetto di fusione. BonelliErede ha agito con un team coordinato dal partner Mario Roli (in foto) e composto dalla managing associate Federica Munno e l’associate Maria Beatrice Carrara. Mediante il progetto di aggregazione, Ascopiave e Unigas perseguono l’obiettivo di consolidare in capo a un unico operatore le attività da esse svolte nel settore della distribuzione del gas in alcune aree della Lombardia, migliorando ulteriormente il posizionamento sul mercato e gli standard qualitativi dei servizi erogati nei territori di riferimento. Il completamento dell’operazione è previsto entro il primo semestre 2019.

Imprese e connettività, le sfide Ip e antitrust

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L’incorporazione di tecnologie di telecomunicazione nei prodotti di consumo è una tendenza ormai molto diffusa in numerose aree industriali. Non soltanto in quelle intuitivamente più prossime all’argomento, come la telefonia mobile, ma anche nel mondo degli elettrodomestici, dove si sta sempre più sviluppando il sistema domotico, così come nel mondo dell’automotive, dove prendono piede i sistemi di connected car. La connettività, però, impone alle aziende la ricerca di un delicato bilanciamento tra esigenze di tutela Ip e diritto antitrust. L’argomento è stato dibattuto nel corso della tavola rotonda “Connettività e IoT: sfide antitrust e Ip per le imprese”, organizzata lo scorso 24 gennaio da Trevisan & Cuonzo in media partnership con TopLegal. A discuterne Gianpaolo Accossato, general counsel di Magneti Marelli; Paola Brovelli, general counsel di Samsung; Mario Libertini, professore emerito di diritto commerciale a La Sapienza; e Vittorio Cerulli Irelli, socio di Trevisan & Cuonzo. L’integrazione di tecnologie di telecomunicazione all’interno dei prodotti industriali non può prescindere dalle tecnologie “essenziali”, che ne permettono l’interfaccia con le reti di telecomunicazione, a loro volta protette da brevetti “essenziali”. Vale a dire brevetti che hanno la particolarità di tutelare un aspetto specifico di uno standard e di essere essenziali per l’applicazione della norma tecnica stabilita da un organismo di normazione. Brevetti che sono potenzialmente infiniti. Basti citare i numeri di Samsung riportati dal Gc Brovelli: si parla di oltre 11mila famiglie di brevetti essenziali per 2G, 3G e 4G e di oltre 5mila famiglie di brevetti essenziali per il 5G, che definisce la quinta generazione di tecnologie che rispetta un insieme di requisiti per un certo standard comunicativo e si differenzia dagli altri standard precedenti per la velocità di connessione. La sovrapposizione con il diritto antitrust si ha nel momento in cui i brevetti, proprio in quanto essenziali, generano un fortissimo potere di mercato per il loro titolare, con il rischio di mettere in grave difficoltà l’impresa che abbia necessità di accesso a quella particolare tecnologia. Per le imprese che guardano alla “connettività”, la disciplina dell’Ip risulta dunque strettamente correlata con quella antitrust. Tra queste imprese c’è anche Magneti Marelli tanto che lo stesso Gc Accossato ha sottolineato come la società da qualche anno abbia una vocazione di azienda elettronica in diverse linee di business, proprio per l’utilizzo di sistemi di connetività, legati ad esempio alla guida autonoma, dove si fa riferimento a migliaia di brevetti. La peculiarità del diritto antitrust, in questo settore, è che ha un ruolo “difensivo”: entra in gioco per difendere l’imprenditore da attacchi brevettuali provenienti da altre aziende che cerchino, opportunisticamente, di estrarre rendite eccessive mediante la minaccia di provvedimenti giudiziali. Il diritto antitrust pone quindi una serie di obblighi in capo alle aziende che detengono brevetti essenziali, per riequilibrare il forte potere di mercato che altrimenti avrebbero i titolari dei brevetti. Al tempo stesso, è necessario che non si utilizzi il diritto antitrust per impedire il legittimo esercizio di brevetti essenziali nei confronti di quei soggetti che non abbiano intenzione di negoziare una licenza in buona fede. La prima cosa da fare sarebbe stabilire quali brevetti sono essenziali e quali no. Una trasparenza che per essere assicurata, secondo il professore Libertini, dovrebbe richiedere l’istituzione di una commissione ad hoc. Una volta garantita piena trasparenza sull’essenzialità di un brevetto, l’obiettivo diventa quello di assicurare un giusto equilibrio tra la sua protezione e le esigenze antitrust. Al riguardo, si ha una disciplina uniforme a livello europeo, ma piuttosto uniforme anche a livello mondiale, con soluzioni che impongono ai titolari di brevetti essenziali l’obbligo di concedere in licenza tali brevetti, rispettando inoltre determinati obblighi di comportamento nei confronti degli utilizzatori; a loro volta questi ultimi sono sottoposti all’obbligo di negoziare, in buona fede, tale licenza. Ecco che, secondo Cerulli Irelli, in questi casi gli studi legali hanno un ruolo importante già in fase di pre-contenzioso, soprattutto nella fase di negoziazione del contratto di licenza e di definizione degli obblighi delle parti. Il diritto antitrust e il diritto brevettuale raggiungono qui un equilibrio molto delicato, ma fondamentale non solo per ragioni giuridiche ma prima ancora economiche, data la portata che ogni claim può avere sul business di un’azienda.

White & Case e Orrick nella cessione di un portafoglio di Npl da 698 mln

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White & Case e Orrick Herrington & Sutcliffe hanno prestato assistenza, rispettivamente, a Credito Fondiario e Fire, come investitori, e Banca Monte dei Paschi di Siena e Mps Leasing & Factoring, come cedenti, in relazione alla cessione di un portafoglio di crediti in sofferenza di circa 698 mln di euro. White & Case ha assistito Credito Fondiario e Fire con un team guidato dai partner Gianluca Fanti (in foto) e Giuseppe Barra Caracciolo insieme agli associate Angelo Messore e Riccardo Verzeletti. Orrick ha assistito Banca Monte dei Paschi di Siena e Mps Leasing & Factoring con un team composto dai partner Patrizio Messina e Gianrico Giannesi insieme all’of counsel Anna Maria Perillo, al senior associate Andrea Cicia e all’associate Giovanni De Merich.

Due nuovi partner per Toffoletto De Luca Tamajo

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Toffoletto De Luca Tamajo ha nominato due nuovi partner. Si tratta di Ornella Patanè (in foto, a sinistra) e Marco Sideri (in foto, a destra). Ornella Patanè è entrata in Toffoletto De Luca Tamajo nel 2000 come stagiaire dopo un master in diritto internazionale all'Università di Trento; durante il suo percorso professionale ha lavorato in alcuni studi internazionali membri di Ius Laboris, quali Claeys&Engels a Bruxelles e Lewis Silkin a Londra. Ha sempre lavorato a fianco di Franco Toffoletto. Si occupa di operazioni straordinarie nonché della negoziazione di contratti complessi per l'assunzione di alti dirigenti o di pacchetti di uscita per questi ultimi. Fa, inoltre, parte del team dedicato al prodotto contratti digitali. Marco Sideri è entrato in Toffoletto De Luca Tamajo nel 2007. Ha maturato esperienza nazionale ed internazionale nell’ambito del diritto del lavoro, collaborando anche per un periodo con lo studio Lewis Silkin di Londra, membro dell’alleanza Ius Laboris. Fin dal suo ingresso in studio ha affiancato la partner Paola Pucci e fa parte dei team specializzati per i prodotti dello studio “Gdpr e Privacy” e “Procedure articolo 4 e utilizzo degli strumenti informatici”. Con queste due promozioni, che seguono l’apertura della quinta sede a Brescia a inizio anno e la nomina a partner di Flaminio Valseriati, lo studio - che annuncia di aver chiuso il 2018 con un fatturato leggermente superiore ai 20 milioni di euro (+3% rispetto al 2017) - conta oggi 19 soci e 95 tra professionisti e dipendenti.

White & Case e Orrick nella cessione di Npl per 698 mln

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White & Case e Orrick Herrington & Sutcliffe hanno prestato assistenza, rispettivamente, a Credito Fondiario e Fire, come investitori, e Banca Monte dei Paschi di Siena e Mps Leasing & Factoring, come cedenti, in relazione alla cessione di un portafoglio di crediti in sofferenza di circa 698 mln di euro. White & Case ha assistito Credito Fondiario e Fire con un team guidato dai partner Gianluca Fanti (in foto) e Giuseppe Barra Caracciolo insieme agli associate Angelo Messore e Riccardo Verzeletti. Orrick ha assistito Banca Monte dei Paschi di Siena e Mps Leasing & Factoring con un team composto dai partner Patrizio Messina e Gianrico Giannesi insieme all’of counsel Anna Maria Perillo, al senior associate Andrea Cicia e all’associate Giovanni De Merich.

Clifford Chance e Allen & Overy nel covered bond da 1 mld di Mps

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Clifford Chance e Allen & Overy hanno assistito, rispettivamente, Banca Monte dei Paschi di Siena e gli istituti finanziari joint lead manager nell’emissione di covered bond per un importo di 1 miliardo di euro a valere sul programma di obbligazioni bancarie garantite di Banca Monte dei Paschi di Siena per massimi 20 mld. Clifford Chance ha agito per conto di Banca Monte dei Paschi di Siena con un team guidato dal partner Tanja Svetina (in foto a destra) e composto dal senior associate Gianmarco Gulli e dall’associate Sebastiano Mattia Gennaro. Il team di Allen & Overy che ha assistito gli istituti finanziari nell’operazione è stato diretto dal partner Stefano Sennhauser e dal counsel Pietro Bellone (in foto a sinistra), coadiuvati dall’associate Erik Negretto. I covered bond hanno ottenuto i rating di Dbrs, Fitch e Moody’s e sono stati quotati sul mercato regolamentato del Lussemburgo e collocati presso investitori istituzionali. Per Banca Monte dei Paschi di Siena il collocamento dell’emissione segna il ritorno della banca sul mercato internazionale dei covered bond, da cui mancava dal novembre 2015.

Dentons e Chiomenti nell'acquisizione di Milano 4

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Dentons ha assistito il fondo denominato Orion European Real Estate Fund V Slp, specializzato in operazioni immobiliari, nella sottoscrizione di un accordo avente ad oggetto l’acquisizione di un’area edificabile di circa 60.000 mq (nota come Milano 4), sita nel comune di Basiglio, di proprietà di Immobiliare Leonardo, società indirettamente controllata da Fininvest, che è stata affiancata dallo studio legale Chiomenti. Dentons ha agito con un team guidato dal partner Federico Sutti (in foto) e composto dalla partner Maria Sole Insinga e dal senior associate Gabriele Lopez per i profili real estate, e dal partner Federico Vanetti e dall’associate Cristina Melentieva per gli aspetti urbanistici e ambientali. Chiomenti ha assistito il venditore con un team coordinato dal partner Luca Fossaticoadiuvato dal senior associate Damiano Battaglia per gli aspetti societari, e dalla senior attorney Katia Zulberti e dall’associate Riccardo Cecatiello per gli aspetti di diritto amministrativo, urbanistico e ambientale. Il progetto di sviluppo immobiliare, che sarà realizzato lungo un orizzonte temporale compreso tra i 4 e i 6 anni, prevede un investimento di oltre 200 milioni di euro e garantirà la realizzazione di circa 700 unità abitative.

Lo Giudice alla guida di Inwitt

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Salvatore Lo Giudice (in foto) ha assunto la responsabilità degli affari legali e societari di Infrastrutture Wireless Italiane (Inwit), la società partecipata al 60% da Tim che opera nel settore delle infrastrutture per le comunicazioni, le telecomunicazioni e la diffusione di segnali televisivi e radiofonici e che ha una capitalizzazione di circa 4 miliardi di euro. Dal gennaio 2017, Lo Giudice era a capo degli affari legali e societari del Gruppo 24 Ore che ha lasciato, come comunicato il 25 gennaio scorso in una nota ufficiale del gruppo, proprio per intraprendere nuovi percorsi professionali. Nel Gruppo 24 Ore il giurista ha contribuito con successo alla realizzazione del processo di riorganizzazione, all’operazione di aumento di capitale e alla valorizzazione dell’area formazione mediante la cessione al fondo di venture capital Palamon del 49% della newco Business School 24. Lo Giudice è stato direttore affari legali di Eur, dove ha contribuito all’apertura della Nuvola di Fuksas, e precedentemente ha lavorato in Rai per cinque anni (dal 2010 al 2015), dove ha gestito con successo l’Ipo di Rai Way e la prima emissione obbligazionaria Rai per 350 milioni di euro. È stato anche membro del Legal and Public Affair e dell Assembly dell’Ebu (Europea Broadcasting Union). In precedenza, ha avuto molti incarichi come consigliere di amministrazione in primarie società italiane ed enti come Inpgi, Sea, Sacbo, Auditel, Autostrada Serenissima.

Caso Jindal Saw di Trieste, assolto l'amministratore con Borgna

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È stato assolto con formula piena Maneesh Kumar l’amministratore dell'indiana Jindal Saw Italia (ex Sertubi), difeso da Giovanni Borgna (in foto) del foro di Trieste. La decisione è stata pronunciata lo scorso 18 gennaio dal giudice Alessio Tassan del Tribunale di Trieste che ha accolto le tesi della difesa di Kumar e statuito che il fatto non sussiste. La vicenda era nata il 12 luglio del 2017 quando l’Agenzia delle Dogane di Trieste aveva richiesto ed ottenuto un sequestro di tubi per canalizzazioni in pressione prodotti dallo stabilimento triestino di Jindal Saw (ex Sertubi) e pronti per l’esportazione in Iraq. A fine luglio il pubblico ministero triestino Pietro Montrone aveva contestato a Maneesh Kumar, legale rappresentante della società Jindal Saw, la vendita di prodotti industriali tramite false attestazioni di origine. L’azienda aveva messo in circolazione tubi in ghisa per l’esportazione verso l’Iraq con la dicitura Made in Italy. I tubi erano prodotti in India e sottoposti in Italia alla lavorazione per adeguarli alle normative En 545 e Iso 2531. Nel settembre del 2018 la Commissione europea, chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di modifica del codice doganale dell'Unione, poichè non disciplinava la fattispecie contestata, aveva rilasciato un parere favorevole alla società Jindal Saw per l’esportazione dei tubi, identificando la corretta dicitura da apporre sui materiali per l’espletamento delle procedure doganali. La Commissione, intervenuta per regolare un vuoto normativo, ha previsto che “in mancanza di norme di origine non preferenziale armonizzate a livello mondiale, la determinazione dell’origine, ai fini dell’apposizione del marchio di origine è effettuata in conformità alle norme pertinenti applicate dal paese importatore”, stabilendo che il documento di origine ai fini doganali sia rilasciato dalle Camere di Commercio degli Stati membri. Così il giudice giudice triestino Alessio Tassan, alla luce del mutato quadro normativo, ha assolto l’amministratore di Jindal Saw perché il fatto non sussiste.

BonelliErede nella vicenda della piattaforma exchange BitGrail

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BonelliErede ha assistito oltre 3mila utenti nell'ambito della vicenda Bitgrail, gestore della piattaforma italiana operante in qualità di exchange nel mercato delle criptovalute, che il Tribunale di Firenze ha dichiarato fallito, mettendo così fine a una vicenda iniziata circa un anno fa. La decisione del Tribunale di Firenze fa seguito al provvedimento del 2 maggio 2018, con cui lo stesso Tribunale aveva ordinato l’inibitoria dell’operatività di BitGrail, il sequestro dei beni della società e la nomina di un curatore speciale, all’esito di un procedimento cautelare promosso da alcuni utenti della piattaforma assistiti da BonelliErede, in seguito alla scoperta di un ammanco di 17 milioni della criptovaluta Nano (Xrb), pari a circa 120 milioni di euro. BonelliErede ha assistito oltre 3mila utenti danneggiati dall’ammanco, coordinati dal signor Espen Enger, con un team multidisciplinare composto dall’of counsel Giuseppe Sbisà, dal socio Monica Iacoviello (in foto) e dal senior associate Alessandra Frigerio. Il senior associate Gianpaolo Ciervo ha curato i profili di diritto fallimentare, mentre i soci Federico Vezzani e Francesco Sbisà hanno analizzato rispettivamente i profili regolamentari e le tematiche penali. Infine, ha agito al fianco degli utenti anche Nicola Pabis Ticci di Bigliardi Pabis Ticci del Foro di Firenze.

Giuseppe Mongiello nuovo partner per il tax di Tonucci

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Tonucci amplia il tax con l’ingresso del nuovo partner Giuseppe Mongiello (in foto), dottore commercialista e revisore contabile. Mongiello vanta un ampio track record nei settori aerospace & defence, nonché climate change and sustainability. Già international tax partner per Ernst & Young (oggi Ey) e, quindi, partner presso Delfino e Associati Willkie Farr & Gallagher, dal 2015 operava nello studio Piselli. Ha una radicata competenza nell’assistenza a clienti internazionali su temi di pianificazione fiscale e operazioni straordinarie. Mongiello, che entra come socio non equity, opererà prevalentemente da Milano e Roma, rafforzando la consulenza tributaria e fiscale offerta ad Tonucci.

Il riconoscimento del valore nel tempo del populismo

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di Marco Michael Di Palma Con un post pubblicato in questi giorni su LinkedIn, il socio fondatore di un affermato studio legale racconta: «Oggi io e alcuni miei colleghi abbiamo ricevuto da uno studio legale un invito a votarli in un “sondaggio” sugli studi legali più consigliati. Sono andato a votare e ho votato, per una materia di cui non so nulla, uno studio che non conosco. Ho votato tre volte lo stesso studio negli spazi per le preferenze (!), poi ho dato la mia email per “validare” il voto [...] Poi sono tornato sulla pagina, collegandomi con il medesimo indirizzo Ip, e ho rivotato lo stesso studio sconosciuto per la stessa materia (sempre esprimendo le stesse tre preferenze identiche). Poi ho ridato di nuovo la mia email per “validare” il voto. Ps: nella prima iterazione ho anche votato il mio studio (!), ma per una materia di cui non sappiamo assolutamente nulla (diritto penale – magari vinciamo!)». Concludendo il suo post il nostro avvocato lancia una controproposta che è anche una rinuncia con l’hashtag “#noncivotate”. L’iniziativa a cui fa riferimento il professionista non viene esplicitata ma, sempre negli ultimi giorni, sono state rivolte anche alla nostra società editoriale le preghiere da parte di studi legali di rispondere a un questionario. Le preghiere sono passate senza stupore, abituati come siamo a richieste alquanto particolari. (In passato, il sottoscritto è stato persino invitato a ritirare un riconoscimento come miglior consulente legale che gli sarebbe stato conferito da una società sconosciuta a suon di voti da ignoti. Come tutti sanno, non sono un avvocato.) Viviamo nell’era dei sondaggi continui. L’opinione viene monitorata e analizzata quotidianamente. Rispondere a un sondaggio sembra l’unica modalità di partecipazione alla vita pubblica. I sondaggi politici hanno come missione di orchestrare l’attenzione, di stimolarla e guidarla, per generare fiducia nel sistema e scongiurare l’astensione degli elettori. Secondo lo scrittore francese Christian Salmon, «gli istituti demoscopici stanno alla democrazia come le agenzie di rating al credito». Potremmo aggiungere: come anche le classifiche e i riconoscimenti stanno al comparto legale. Dalla credibilità della politica e della solvibilità del debito alla reputazione dei professionisti ci passa poco; tutto regge sul consenso e sulla fiducia acquisiti. Proprio come, dopo ogni elezione e ogni abbassamento del rating, si rivolgono critiche ai sondaggisti e agli analisti, si chiama altresì in causa la pubblicazione di classifiche sui migliori studi legali, rimproverate per il metodo di valutazione e la composizione del campione. Molti professionisti hanno intuito nei sondaggi che li riguardano il pericolo di un appiattimento che rischia di intaccare la distintività e il posizionamento del proprio studio. La loro reazione ultimamente è significativa anche per un altro motivo, come dimostra il post con cui abbiamo aperto. Si sta diffondendo tra gli avvocati italiani una chiara presa di coscienza che mette in discussione niente di meno che lo scopo stesso delle classifiche e dei riconoscimenti a loro dedicati. Non perché il riconoscimento abbia premiato i propri concorrenti a loro discapito, ma perché prescinde da determinati meccanismi e paletti che sanno essere irrinunciabili. La vicenda del professionista che vota per studi e materie inesistenti mette in crisi un assunto inconsapevole ma finora comunemente accettato, ovvero, che si possa accettare un vuoto di specializzazione verticale in cambio di una vetrina prestigiosa (o per lo meno una vetrina). Questo scambio sta venendo meno e ci si interroga sulle basi di un presunto potere di investitura. Come dovrebbe quindi nascere una classifica degli studi legali più consigliati? Dovrebbe avere innanzitutto alle sue basi la capacità di rispondere a precisi obiettivi quali la comprensione della storia e delle ragioni del mercato dei servizi legali e le sue esigenze. Dovrebbe inoltre disporre di un campione appropriato per assicurare che le affermazioni dei soggetti sondati siano rilevanti e fonte importante di conoscenza. Ci si vedrebbe quindi spinti per forza di logica a sondare i clienti, non solo per evitare inquinamenti e storture ma per stabilire gli standard intrinseci di eccellenza. Tuttavia, la mera somma di volontà espresse a favore di questo o quello studio non dovrebbe essere sufficiente per stabilirne il merito o il valore, i quali non coincidono con la quantità di consenso. Uno talvolta vale due o anche tre. I voti andrebbero pesati non contati. Servirebbe anche una segmentazione del mercato oggetto di analisi, per tipologia di domanda e di offerta, per garantire che ci sia una comparazione valida riguardo una stessa proprietà. Privo di questi accorgimenti, non potrà mai reggere un meccanismo di premio. Gli avvocati d’impresa lo hanno capito. Di fronte all’imbarazzo della scelta occorre rifiutare la scelta dell’imbarazzo. Incombenza che ha saputo abilmente distillare un semplice ma eloquente hashtag.

Ristuccia & Tufarelli e Sticchi Damiani vincono al CdS per Althea Italia

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Ristuccia & Tufarelli e Sticchi Damiani hanno assistito Althea Italia al Consiglio di Stato, nel contenzioso sulla gara regionale per i servizi integrati di gestione e manutenzione delle apparecchiature sanitarie delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere della regione Umbria indetta da Umbria Salute per un valore di 72 milioni di euro e aggiudicata da Althea Italia. La sentenza n. 751 del 30 gennaio 2019 del Consiglio di Stato ha confermato la pronuncia del Tar Umbria che aveva respinto il ricorso di Hospital Consulting che lamentava l’indeterminatezza dell’offerta di Althea Italia e la sua modifica in corso di gara. Althea Italia è stata difesa da Saverio Sticchi Damiani unitamente allo studio Ristuccia & Tufarelli con i partner Luca Tufarelli (in foto) e Mario Di Carlo e la collaborazione del team composto da Giuseppe Lo Monaco, Antonino Castorino e Giulia Fabrizi. Hospital Consulting è stata difesa da Angelo Clarizia e da Luca Mazzeo.

Gianni Origoni per il co-investimento europeo tra Generali Re e Poste Vita

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Gianni Origoni Grippo Cappelli ha assistito Generali Real Estate in relazione all’accordo quadro di co-investimento sottoscritto con Poste Vita, assistita da Raffaele Giovanni Rizzi e dal legale interno Annachiara Spisso, mediante il quale le parti perseguiranno opportunità di co-investimento in ambito europeo nel settore real estate e, in particolare, nelle principali destinazioni d’uso prevalentemente a copertura delle riserve tecniche. Per Gianni Origoni ha agito un team coordinato dal senior partner Francesco Gianni (in foto) coadiuvato dal partner Paolo Iemma per i profili regolamentari e dal managing associate Mattia Casarosa per i profili societari. L’impegno di investimento di ciascuna parte nel programma sarà di 200 milioni di euro e, dunque, per complessivi 400 milioni di euro. La gestione e valorizzazione degli investimenti nel programma sarà affidata a Generali Real Estate Sgr.

Tax (31 gennaio 2019)

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Roedl con Regione Veneto per la Pedemontana Claudio Finanze, associate partner di Rödl, ha ottenuto il parere positivo dell’Agenzia delle Entrate sul trattamento Iva del contributo previsto nel Terzo Atto Aggiuntivo per euro 300 mln. Tale risposta permette di fare chiarezza sul contributo in conto costruzione previsto nella concessione della Superstrada Pedemontana Veneta. L’Agenzia ha avallato la soluzione che prevede, da un lato, di poter considerare per la Regione Veneto detraibile l’Iva, pari a circa euro 2,7 miliardi, sui costi della concessione, e dall’altro, di poter addebitare l’Iva sui pedaggi riscossi. Tale impostazione neutralizza per la Regione l’effetto dell’Iva sull’intero progetto anche in caso di eventuali futuri aumenti dell’aliquota.

Restructuring (31 gennaio 2019)

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Stradella per il concordato di Sei Energia Stradella ha assistito la società Sei Energia nella procedura di concordato preventivo in continuità alla quale è stata ammessa dal Tribunale di Milano con decreto comunicato il 9 gennaio 2018. La Sei Energia è controllata dalla Gruppo Waste Italia ed è società attiva nel settore del teleriscaldamento nei comuni torinesi di Rivoli, Collegno e Grugliasco e nel settore dell'efficienza energetica. Stradella ha agito con un team coordinato dal fondatore Umberto Stradella e da Massimo Pellizzato e Nicoletta Devoto Ticca. Rummo, via libera all’accordo di ristrutturazione Il Tribunale di Benevento ha omologato l’accordo di ristrutturazione della Rummo di Benevento. La società è stata assistita da Porcaro Commercialisti, con un team composto da sei professionisti, guidato da Mario, Andrea e Francesco Porcaro, oltre a Laura Paglia e Claudia Castaldo, quali advisor finanziari. Per la parte legale hanno agito da Vincenzo Mariconda e Patrizia Fusi di Mariconda, da Francesco Bordiga di Gbx e da Fabrizia De Nigris di Porcaro Commercialisti & Avvocati. L’operazione di rilancio si basa sostanzialmente su di un piano industriale di sviluppo del brand Lenta Lavorazione, attraverso una serie di azioni commerciali e di marketing, nonché investimenti per la messa in sicurezza del pastificio e aumento della capacità produttiva.

Contenziosi (31 gennaio 2019)

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Legance vince con Aeroporti di Puglia di fronte al Tar Legance, con un team composto da Alessandro Botto, dalla managing associate Raffaella Zagaria e dall’associate Giacomo Testa, ha assistito Aeroporti di Puglia di fronte al Tar Puglia. La ricorrente, una società risultata aggiudicataria provvisoria della gara per l’affidamento del servizio di manutenzione, assistenza e servizi accessori delle macchine operatrici aeroportuali degli aeroporti di Bari, Brindisi, Foggia, e Grottaglie, aveva impugnato la revoca della propria aggiudicazione provvisoria e della gara, disposta da Aeroporti di Puglia in ragione di mutate esigenze gestionali. Il Tar Puglia ha respinto il ricorso, accogliendo in toto le difese di Aeroporti di Puglia, e condannato alle spese la ricorrente. Gop con Bharat Petroleum nel contenzioso promosso da Alitalia Gianni Origoni Grippo Cappelli con i partner Rosario Zaccà, responsabile del desk India e Federico Busatta, coadiuvati dal counsel Salvatore Gaudiello, ha assistito Bharat Petroleum Corporation, società indiana a partecipazione statale operante nel settore della raffinazione e commercializzazione di prodotti petroliferi, in un contenzioso promosso da Alitalia Linee Aeree Italiane in Amministrazione Straordinaria dal 2008 e avente ad oggetto una revocatoria fallimentare di un importo superiore ai 20 milioni di dollari. La Corte di Appello di Roma ha rigettato l’appello proposto dalla Procedura. Fieldfisher e Macchi per Ryanair sulla trasparenza delle tariffe aeree Simone Gambuto, partner di Fieldfisher, e Macchi di Cellere Gangemi, con il partner Matteo Castioni, hanno rappresentato Ryanair innanzi al Consiglio di Stato avverso una decisione dell’Autorità antitrust che aveva considerato come pratiche scorrette delle rappresentazioni di tariffe aree nelle quali era messo con separata evidenza il costo di servizi opzionali. Considerando legittimo il dubbio interpretativo del vettore su cosa va considerato come elemento “opzionale” del prezzo dei biglietti aerei, e cosa invece va considerato un elemento inevitabile, il Consiglio di Stato ha inviato due quesiti alla Corte di Giustizia sulla corretta interpretazione dell’art.23 del regolamento europeo sui servizi aeri nella Comunità, avente ad oggetto la trasparenza tariffaria. Il CdS conferma la linea sulle gare Atem nel caso di Cremona Luca Guffanti, con il team di amministrativo di Sza, ottiene la conferma, da parte del Consiglio di Stato, della nuova linea interpretativa, già accolta dal Tar Brescia, che rappresenta una svolta nelle procedure di gara aperte. Con la sentenza che ha visto la Provincia di Cremona, difesa da Sza, prevalere su Gei - Gestione Energetica Impianti è stato infatti confermato il principio secondo cui gli atti delle gare pubbliche aperte, ancorché carenti di alcune puntuali informazioni, non ledono gli interessi dei potenziali concorrenti nella misura in cui espressamente sospendano i termini per la presentazione delle offerte. Con LegisLab sospese le sanzioni Consob nei confronti di Sofia Sgr La Corte d’Appello di Milano, accogliendo la richiesta di Sofia Sgr affiancata da LegisLab, ha sospeso l’esecutività delle sanzioni comminate dalla Consob alla società - per 515mila euro - dopo l’ispezione che ha portato al suo commissariamento e quindi alla liquidazione volontaria. La Corte, si legge nell’ordinanza del 16 gennaio u.s., ha ritenuto opportuno “riconoscere maggiore valenza e tutela all’interesse della parte ricorrente” e quindi all’interesse ad avere una liquidazione – così come impostata dall’amministrazione straordinaria voluta da Banca d’Italia - ordinata della Sgr, rispetto all’interesse rappresentato dalla Consob all’immediata esecuzione della delibera sanzionatoria. LegisLab ha agito con Vincenzo Dispinzeri, Enrico Caruso e Piergiorgio Mancone. Vitale vince per Metaenergiaproduzione al Tar Firenze Lo studio Vitale, nella persona di Domenico Vitale unitamente ad Adolfo Mario Balestreri, ha assistito la società Metaenergiaproduzione, chiamata ad intervenire nel giudizio promosso dal Comune di Greve in Chiani innanzi al Tar Firenze, per l'accertamento dell'inadempimento degli obblighi assunti con la convenzione urbanistica del 29 maggio 2009, rep. 1245, e per la condanna dei resistenti in solido tra loro all'adempimento. Il Tar Firenze ha accolto il ricorso promosso dal Comune condannando unicamente la società Volta ad adempiere integralmente alla convenzione urbanistica dedotta in giudizio. Ha invece accolto le tesi di Metaenergia.
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